Saluto a Don Michelangelo Borgese

16.12.2012 11:00

 Nel corso della SS Messa domenicale, la nostra piccola comunità parrocchiale ha voluto esprimere,  con un breve messaggio di saluto, i sensi di gratitudine a Don Michelangelo, per i servizi resi in questo ventennio. Giovedì 13 s'insedierà Padre Luigi alla presenza del Vescovo.  

I sacerdoti sono stati presi fra gli uomini e costituiti in favore degli uomini stessi nelle cose che si riferiscono a Dio, per offrire doni e sacrifici: essi vivono in mezzo agli uomini e costituiti come fratelli in mezzo ai fratelli” , si legge dagli atti del concilio vaticano II.  Prendere per mano i  propri parrocchiani e portarli verso Dio,  facilmente quando si tratta di certezze, non senza  difficoltà nei loro dubbi, nelle loro défaillance, senza chiedere mai spiegazioni,  senza pregiudizi, ma porsi come unico traguardo la certezza della luce eucaristica, spianandone la strada ai propri fedeli.  Un compito arduo, sempre, per tutti, che solo chi è cosciente delle proprie  certezze può affrontare ed amministrare.  In questo ventennio,  la nostra piccola comunità, ha potuto fare affidamento delle certezze di don Michelangelo, seppur circondati ovunque da dissacrazioni e vuoti di valori.  Un ventennio in cui Candidoni si è andato sempre più affievolendosi,  con uno spopolamento che non trova ormai soluzione,  che ha visto man mano chiudersi tante case, inesorabilmente, diminuirsi persino  nelle piccole cose e  non essere risparmiati da dolorose vicende. Ma è in tali situazioni che ognuno  diventa istituzione,  parte necessaria.   In un contesto minimo come il nostro, quindi,  essere sacerdote significa essere prossimo di ognuno, esserne presenza disponibile,  al di là della fisicità, per riempire uno spazio altrimenti lasciato vuoto.  Si diventa l’amico, il medico, il fratello,  o quel genitore che non c’è più, si diventa il parroco ed il curato,  non nel singolo episodio, ma nel complesso, sempre in ogni momento si è tutto questo insieme.  Certo, non è stato facile, per don Michelangelo, garantire un presenza  fisica costante,  per tutti una serie di motivi che sappiamo, dall’impegno a Serrata, l’impegno alla curia, problemi familiari che nemmeno per lui sono mancati. Ma non ci ha fatto mancare nulla. Non ha mai perso l’occasione di essere chiesa, di garantire la chiesa ad ognuno di noi. E’ diventato parte del villaggio, vivendone  il tempo,  diventando per questo storia di questo paese, condividendo, quindi con noi il tempo e la storia, diventando pertanto uno di noi.  In un saluto di commiato, spesso, si rischiano parole di circostanza, mentre oggi, qui, vorremmo rinnovare i sentimenti di amicizia che si sono andati consolidando,  esprimendo profonda gratitudine per i servizi resi, per l’amicizia ricambiata e per l’inimitabile esempio di fede cristiana rinnovatoci giorno dopo giorno in questi venti anni vissuti insieme. E’ per questo, forse, che oggi non si avverte il senso del distacco, ma semplicemente un sedersi accanto.

                Con gratitudine e rinnovata amicizia, la comunità di Candidoni