Libera nos domine

01.02.2013 14:40

Abbiamo assistito, in questi giorni, a modesti avvenimenti che, seppur nel loro piccolo, fanno la storia quotidiana dei nostri centri, che si fissano, comunque, immodificabili, per quella che sarà la storia degli uomini e delle loro azioni in un determinato tempo e spazio. Ognuno ne diventa attore, parte di quella storia, solo per il fatto di esserci, pur non essendo necessariamente il protagonista. C'è stata la possibilità di gustare raffinatissimi passaggi dialettici, a volte illuminanti,  resi semplici dalla modestia dell’oratoreche tende a raggiungere tutti. Succede pure, però, di gustarne altri di non immediata comprensione, vuoi per il valore culturale, vuoi per l’ostilità delle argomentazioni che,  pur volendo, l’oratore, non potrebbe semplificare.   Abbiamo potuto ascoltare, in una prima fase, argomentazioni alte di pura critica morale con toccatine di etica comportamentale, applicata al normale divenire dell’uomo, con esemplificazioni d’applicazione alla vita di tutti i giorni, sulle direttive di esperienze proprie. Severi richiami a valori, per la verità non sempre comprensibili, ma richiamati. Tutto rigorosamente a braccio, suscitando autentiche, seppur inespresse,  approvazioni. Stupiti, qua e là nell’uditorio, si notavano i volti dei meno eruditi, imbarazzati a chiedere lumi. Fortunatamente, con brevissimo intervallo di tempo, per quanti non avevano avuto possibilità di esserci al primo appuntamento,  un’ altra,  ottima, occasione ha riempito i piccoli spazi lasciati vuoti. Anche i tanti nostri amici viciniori, hanno potuto ospitare argomentazioni simili, con la stessa padronanza di linguaggio e di stile, in assoluta tranquillità, quasi come fossimo a casa propria. Di più, per la verità, alle prime argomentazioni si sono aggiunte sfumature esegetiche sull’uso e quantità dell’orazione, non disquisizioni da bar.   Passaggi estremi per i quali non è sfuggita, alla totalità dei presenti, la netta sensazione di brividi, nel sentirli proclamare. Non sono mancati episodi di cute anserina che, tutto sommato, si possono giustificare. Certo, qualcuno si rammarica che “tutto passa” senza lasciare traccia, senza badare che “tutto passa” non vuol dire “cancellare”, ma semplicemente andare avanti,  con tutto ciò che è “passato” ormai immodificabile. Le azioni degli uomini sono per sempre, dalle più piccole alle più grandi. Qualcuno del pubblico, però, notava, e non a torto, che sarebbe stato bello se le dissertazioni, per le tematiche affrontate,  si fossero concluse tutte con la famosa locuzione “Libera nos domine”, senza considerare, però, che qualche volgo, nella mania di renderla in rurale dialetto, avrebbe tradotto in un banale “Mancu li cani”.