Il puttanesimo del XXI secolo

08.03.2011 20:51

 

Nel’anno del Signore 2011 racconteranno, parlando di questo tempo, gli storici posteri, sbeffeggiando;  uno strano movimento socio-culturale si è insinuato nella ridente terra che fu degli Enotri, movimento per la verità antico come il mondo, per usi, costumi e pratica, ma che, con il divenire, in ogni tempo, si è andato a differenziare in tronconi di “pensiero” e “pratica”,  mantenendo da una parte l’aspetto completamente tradizionale e storicizzato e, dall’altra, un modo assolutamente diverso, se non nella forma, nell'attuarne il pensiero: IL PUTTANESIMO.  Anche se qualcuno protesterà, dicendo che è sempre esistito, è doveroso fare i relativi distingui. Per la pratica storicizzata è evidente che il fine si concretizza  nello spengere infuocati bollori corporei, almeno per una parte in causa, e nel soddisfare bisogni più o meno stringenti, legati alla sopravvivenza, vendendo l’unica cosa di cui si dispone, per l’altra parte. Oggi, tempi moderni, la nuova corrente serpeggia dettata dalla bramosia  del successo, del potere, del facile arricchimento, dalla disperata ricerca di una visibilità fatta di luccichii e lustrini per una effimera, quanto vana, fama. Purtroppo, tra l’una e l’altra pratica, se ne inserisce una terza, immutevole nel tempo, esplicitata più che in fatti, da comportamenti, praticata  nell’illusoria convinzione di soddisfare una penosa frustrazione immanente, reagendo a tanto sciapume con moto contrario e ugualmente dannoso, di ingiustificate e ingiustificabili fantasie megalomane. Capita spesso di assistere, a qualcuno,  involontariamente, a simpatici siparietti di beghe ed intrighi i quali, strano ma vero, non si nutre nessun interesse, ma, una volta assistito, non si può cancellare. Tali eventi, sempre, causano reazioni sconsiderati nei protagonisti, o parte di essi, nel tentativo di far passare per fortuiti e casuali situazioni che li riguardano, badando più all’idea che l’involontario osservatore si è fatto, più che al reale interesse, magari nullo, dello stesso. Ecco che, quindi, l’evento incontrovertibile, in quanto osservato, comincia ad essere orlato e ricamato da contorni dilatati e fumosi nel tentativo di far passare per visionari gli ignari osservatori che, spesso, la cosa nemmeno li tange. Ecco quindi che da incurante e disinteressato spettatore, involontario, delle misere vicende umane, veri e propri rappresentazioni di autocelebrazione,  all’improvviso si passa (nel contorto bacato immaginario) a spasimanti respinti di un "amore" non corrisposto che rincorre in eterno, bramando, le autodecantate bellezze di chi, senza possibilità di smentita alcuna, non ci si è mai accorti. Rivelazione di un probabile desiderio insoddisfatto? Chissa!!! Mentre ecco che il raffinato cultore di quella rara prelibatezza delle ostriche a cui è abituato,  inebriato di quell’aroma delicato che sa di mare, nel suo odore di libertà, lo si vorrebbe adulatore di misere cozze.