Era un paesino lindo

22.06.2012 19:39

Da quando ho iniziato a curare il sito su Candidoni, sin da subito ho riscontrato tanto interesse, anche per piccole cose, particolarmente da parte di chi vive fuori e vuole mantenere un contatto con i luoghi familiari, magari per poterne  parlare, per ricordare, magari solo per vedere come va e poi riparlarne in estate nel breve periodo di rientro. E’ un fatto comune per chi vive fuori. Particolarissimo per chi non è più rientrato, come dalle Americhe.  Naturalmente l’interesse maggiore lo suscitano le vecchie foto con i personaggi, che rivivono le ricorrenze, i fatti, gli avvenimenti o, semplicemente, volti ormai dimenticati o conosciuti solo per somiglianza. Non di meno l’interesse per le notizie, i video delle ricorrenze religiose, i fatti attuali. Ho ricevuto tanti messaggi, alcuni curiosi, come quello che mi chiedeva chi fosse un bambino in una foto del 37 o uno che mi diceva di aver fatto le quattro del mattino sfogliando foto. Tutti che riportano comunque un forte senso di appartenenza, nostalgia, ricordi di tempi che furono. E’ curioso immaginare tutta questa gente da qui che forse, ormai, non siamo che un’infinitesima parte di Candidonesi. E tutti che ricordano questo piccolo borgo come un angolo sereno, ben tenuto, vivibile. Proprio in questi giorni è apparso un articolo su un noto quotidiano che riprendeva la descrizione di Candidoni in una trasmissione radiofonica curata da uno dei massimi  storici calabresi, Gustavo Valente, il quale diceva di un paesino tranquillo, lindo e pulito. Non ci voleva molto, in effetti, a renderlo tale, seppur con due soli operai che se ne occupavano. Quattro strade in tutto, allora come ora. Uno a nord uno a sud, tutte i giorni alle prime ore del mattino, per poi occuparsi del proprio ruolo. Un fatto dettato oltre che dal normale senso del dovere, da una propria moralità di lavoratori e dall’indubbio amore per il proprio paese. Oggi il lordume impera in ogni angolo, dentro e fuori,  seppur con altri tanti mezzi e forza lavoro più che doppia, (ma son forestieri. Sic!!!) a dispetto dei tagli. E’ ovvio che ciò non può essere imputato ad unico soggetto, ma sembra che comunque “nulla quaestio”. Sembra che in questi giorni le argomentazioni massime si occupano del merito delle grandi opere. Per questo ho voluto postare una testimonianza diretta, per aggiungere ai ricordi, magari offuscati dal tempo, anche un pizzico di attualità. Qualcuno obietterà che le foglie cadono e l’erba cresce. In effetti sembra essere così in tutto il mondo anche se in pochi altri posti si lascia che sia il tempo a macerarli in perfetta sintonia con la natura.